Benvenuti

C'è una verità che spesso dimentichiamo: la vita sul nostro pianeta non può fare a meno degli alberi, della loro capacità straordinaria di nutrire la vita, di riportare equilibrio e armonia dove noi portiamo confusione e inquinamento. Gli alberi sono indispensabili, non solo perché respiriamo grazie a loro, ma anche perché possiedono una sorta di antica saggezza che possiamo apprendere osservandoli e imparando, per quanto possiamo, a imitarli.



Questo è il tema del mio libro ALBERI, ed è anche il tema di questo blog. Sarò felice di leggere i vostri commenti su questo e su tutto quanto riguarda queste straordinarie creature e il nostro rapporto con loro.



Lilly Cacace Rajola



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mercoledì 29 gennaio 2020

Un mese, un anno... o più

Ho lasciato sedimentare a lungo le emozioni prima di scrivere questo post per raccontare "Un mese per gli alberi".
Un mese intero dedicato agli alberi... ci pensavo da tempo. Perché non basta festeggiarli un giorno, magari anche piantandone qualcuno, e poi lasciare che per il resto dell’anno nessuno ci pensi.
Già, ma un mese intero... roba da far tremare i polsi! Come lo riempi un mese di iniziative, per tenere alta l’attenzione sugli alberi, su quello che sono, sull’importanza crescente che hanno per noi umani e per la nostra vita...?
E poi invece è andata. Quando ho accennato l’idea a Isabella Marino -mia amica e vicepresidente dell’Associazione Gli alberi e noi, nonché valente giornalista- la sua risposta è stata semplice: “Sì. Facciamolo”. Senza un attimo di esitazione. Ci aveva pensato anche lei e aspettava solo un po’ di incoraggiamento.
Di qui a coinvolgere prima la nostra associazione e poi le altre, è stato un attimo. E le idee si sono infilate una dietro l’altra come una collana che aspettava solo di essere composta. Istituzioni pubbliche e private, semplici cittadini pronti a dare una mano. Il programma ha preso forma in meno di un mese. Giusto in tempo perché novembre era alle porte e bisognava iniziare. Perché non puoi scegliere un mese qualunque per esortare la gente a piantare alberi e a prendersene cura. Novembre e dicembre sono i mesi migliori se vuoi piantare un albero, le piogge lo aiuteranno a radicare e in primavera, alla ripresa vegetativa, si sarà già ambientato nella sua nuova casa. Perché gli alberi, si sa, sono sedentari.
Abbiamo dato il via il 13 novembre... e sono subito cominciati anche  le difficoltà, gli ostacoli, gli imprevisti più strani. E ogni volta c’era qualcuno o qualcosa che aiutava, risolveva, sosteneva. Così si sono inanellate iniziative culturali e di volontariato, e siamo arrivati alla fine del percorso, e ancora non ci credo.
Bellissimi gli incontri alla Biblioteca Antoniana di Ischia, sia quello sul verde dell’isola verde con Giuseppe Sollino e Franco Mattera, agronomi e profondi conoscitori dell'ambiente isolano; sia quello sugli alberi in città con Alessandra Vinciguerra, che dirige i bellissimi Giardini La Mortella ma è anche un'arboricultrice a tutto tondo, di grande esperienza e competenza.
 
Bello oltre ogni dire quello con Pietro Maroè, arbonauta e autore di due bellissimi libri: La timidezza delle chiome e L’azzurro infinito degli alberi. Pietro cura gli alberi salendoci sopra, arrampicandosi fino ad altezze incredibili per risanare o proteggere giganti verdi preziosi  senza danneggiarli, potandoli con criterio e rispetto, e ci ha raccontato quale mondo straordinario e affascinante sia un albero. Ha viaggiato più di dodici ore ripartendo il giorno dopo, per regalarci un momento di arricchimento culturale, tecnico ma anche emotivo, straordinario.

Ma ci sono stati anche momenti più fattivi e pratici, come la pulizia del bosco del Cretaio con i ragazzi di PlasticLess, dove abbiamo raccolto un bel po' di robaccia da uno dei luoghi più belli e verdi dell'isola.
 
Con Giuseppe Sollino e Isabella Marino, in un pomeriggio brumoso che sembrava uscito da una leggenda nordica, abbiamo invece scoperto quanto sia magica la Pineta Mirtina, un piccolo parco urbano che racchiude una serie di miracoli e un habitat unico che ne fa un SIC (sito di Interesse Comunitario dell'Unione Europea), dove vivono i rari e protetti Rospi smeraldini e dove si legge nelle rocce e nelle piante la storia di come, su un'arida colata lavica, sia rifiorita la vita.
 
Stefano Sergio Dati, insegnante autore di Voci tra gli alberi ci ha raccontato l'esperienza di uno straordinario laboratorio didattico dove si fa scuola sugli alberi, e ci ha suggerito alcune riflessioni sulla convivenza con queste straordinarie creature, sul fatto che siano gli alberi, e non gli edifici, la vera struttura portante delle città, che non potrebbero esistere senza vegetazione.
Il filosofo Giuseppe D’Acunto nel suo intervento “Fratello albero” ci ha esortati ad abbracciare, materialmente e metaforicamente, gli alberi, imparando prima a "pensarci" come loro amici, e poi a passare dal pensiero all'azione piantandoli e prendendocene cura.
 
Piantare alberi era, in effetti, il punto d'arrivo di tutta l'iniziativa, previsto fin dall'inizio, ma anche qui mille imprevisti: il Comune, che avrebbe dovuto fornire le piante, ha difficoltà a farle arrivare. Ha solo qualche leccio, ma negli ultimi mesi di lecci ne sono stati piantati fin troppi e noi vorremmo un po' di biodiversità. I nostri soci si sguinzagliano per i vivai in cerca di una soluzione. Ne troviamo uno che ci offre a un ottimo prezzo delle querce (Quercus robur). Ne compriamo dieci. Scegliamo come luogo la Pineta degli Atleti, dove la Toumeyella ha ucciso molti pini aprendo dei vuoti che per ora non possono essere riempiti con altri pini perché la malattia li ucciderebbe subito. Le piantiamo nel corso di una bella festa a cui partecipano i bambini piccolissimi della ludoteca adiacente alla pineta. Saranno loro, crescendo, a vedere i baby-alberi diventare grandi e forti.

E' stata dura. Non avevamo risorse, tranne i pochi euro del tesseramento e la generosità dei soci de Gli alberi e noi e di Legambiente Ischia, che ha condiviso con noi le spese per i viaggi dei relatori, per l'acquisto degli alberi, per altre piccole cose. Abbiamo potuto contare sull'ospitalità dell'antica e prestigiosa Biblioteca Comunale Antoniana e sull'attivismo della sua Direttrice. Abbiamo trovato un vivaista disponibile e intelligente che ci ha offerto le piante a prezzo di costo. 
“Un mese per gli alberi”, grazie anche a loro, è una realtà, e gli effetti cominciano a vedersi nella diversa attenzione che i cittadini prestano alle questioni riguardanti gli alberi e  il verde pubblico, nella levata di scudi contro le recenti capitozzature, nelle domande che la gente inizia a porsi. Contemporaneamente ci siamo resi conto che un mese non basta, che bisogna tenere costantemente alta l'attenzione se vogliamo sperare in un cambiamento. Ci daremo da fare ancora. Nel frattempo... Abbiamo gettato un seme, qualcosa crescerà.

domenica 9 giugno 2019

Il bosco dell'armonia

Un PON in un istituto comprensivo di una città impegnativa come Napoli. Il tema erano i parchi urbani e l'importanza del verde in città, ma la scommessa sottesa era quella di riuscire a stabilire una relazione educativa fra i bambini e gli alberi, che hanno tanto da insegnare a tutti  noi.
Il percorso didattico si è snodato fra esperienze sensoriali, giochi didattici, lezioni con slide e brainstorming, fino al contatto diretto con la terra, il giorno che abbiamo piantato alloro, timo e altre piante aromatiche, quando li ho visti passare nel giro di un'ora da "Io forse  sono allergica", "La terra mi fa schifo", "Gli insetti mi fanno paura" a litigarsi le piantine e gli attrezzi: "Ehi ora devo scavare io!", "Piantare il timo tocca a me" e così via, fino a tornare a casa sudati e felici.
 
Una certa litigiosità mi è apparsa subito come una caratteristica distintiva del gruppo, costituito da bambini vivaci, intelligenti e con forti personalità, abituati più alla competizione che alla cooperazione. Questa tendenza non aveva un buon effetto sull'azione didattica, e allora bisognava inventare qualcosa per stimolare i bambini a superarla, a riconoscersi in un risultato conseguito insieme, in qualcosa che fosse "di tutti". La piantumazione andava in questa direzione, ma tornati in classe si riproponevano le stesse competizioni di sempre. E allora...

Mi invento un "boscovisore": un contenitore con fondale nel quale saranno inseriti gli alberi disegnati e ritagliati dai ragazzi, in modo da formare un bosco.
I ragazzi aderiscono con entusiasmo, producendo una grande quantità di alberi diversissimi fra loro... che fatica assemblare il tutto!
 
Ma il risultato, che a fine progetto guardano fieri, dà finalmente un'immagine di armonia:
 
 
anche nel chiuso di un'aula scolastica, gli alberi insegnano a vivere...

sabato 11 agosto 2018

E se tu fossi un albero?


Cosa direbbe un albero se potesse parlare? Cosa penserebbe degli esseri umani?

Esaminare analogie e differenze fra esseri umani e piante, alla ricerca di una visione del mondo che permetta di superare l’antropocentrismo ma soprattutto di guardare al futuro della nostra specie in un’ottica attiva, positiva, rispettosa della Natura e di ogni tipo di diversità, dove la cooperazione prevale sulla competizione e la resilienza mostra la sua grande potenzialità. Imparare non più solo a rispettare gli alberi o a prendersene cura, ma a osservarli, ascoltarli, prendere esempio da loro, fino a “pensare come alberi”. Questa la scommessa di “Se fossi un albero”, un percorso didattico di 120 ore realizzato nel corso di due annualità del POR Scuola Viva, in collaborazione con Legambiente Isola d’Ischia e l’IC “Vincenzo Mennella” di Lacco Ameno.
 
L'albero vecchio e l'albero giovane
 
Esploratori e guide
Abbiamo iniziato lo scorso anno, quando i bambini erano in terza elementare, con un percorso di attività sensoriali, giochi, proiezioni di slide e filmati, animazioni. I bambini hanno scoperto che gli alberi sono sensibili, che cooperano con le altre piante e con gli animali, che sono indispensabili per risanare gli squilibri ecologici e perché sul nostro pianeta continui a esistere la vita. Si sono divertiti a toccare e annusare le piante, a impersonare alberi vecchi e giovani in gara fra loro con l'aiuto di Simone Verde, ad auscultare la linfa che scorreva nei tronchi. Hanno familiarizzato con concetti complessi come quello di catena alimentare e di ciclo produttivo, hanno scoperto le proprietà curative di alcune piante. Con l’aiuto di Francesco Mattera hanno guardato al microscopio le cellule umane e vegetali per scoprirne analogie e differenze. Con EmiliaMastandrea hanno imparato a dire “grazie” e “scusa” a Madre Natura, in una bellissima produzione grafica. In più di una circostanza hanno collaborato con i bimbi del modulo “Siamo tutti assessori all’ambiente” condotto da MariannaLamonica, scoprendo insieme che cura dell’ambiente e cittadinanza attiva sono facce della stessa medaglia.

Grazie/scusa
 
 Il percorso del primo anno si è concluso con una lettera scritta collettivamente a un albero nella bellissima cornice della Pineta Mirtina.
 

La Maga Altea
La Festa dell'Albero
A novembre, prima ancora di riprendere le attività del POR, ci siamo divertiti insieme nella Festa dell’Albero, dove la Maga Altea, interpretata dalla bravissima Alessandra Calabrese, ha ricordato ai bambini le virtù curative di semplici pianticelle come l’alloro, il timo, il rosmarino... che sono poi state piantate nel giardino della scuola con l’aiuto dei volontari di Legambiente.

Poi i bambini hanno scritto un’altra lettera... questa volta da parte degli alberi agli esseri umani. Ecco qui qualche stralcio:

“Cari esseri umani, noi piante vi vogliamo bene ma pensiamo che dovreste stare più attenti”

“È stato emozionante perché avete trascorso la mattinata insieme a noi e ci avete regalato nuovi amici: la Salvia, il Rosmarino, l’Alloro...”

“Noi promettiamo di continuare a regalarvi ossigeno e frutti e a prenderci cura di voi, ma voi dovete promettere di rispettarci come fate per i vostri simili”.

A marzo -in tremendo ritardo a causa delle conseguenze del terremoto accaduto in agosto- le attività sono riprese, con l’aiuto di super-esperti come l’agronomo Giuseppe Sollino che ha parlato degli Alberi Padri, cioè di quegli alberi che oltre al valore naturale ne hanno uno culturale essendo legati a eventi storici o a tradizioni locali, o semplicemente per la loro venerabile età. Successivamente, con il prof. Sollino e con i bambini, con l'aiuto di Maria Orlacchio abbiamo visitato i giardini di Villa Arbusto scoprendo che ospitano tre bellissime magnolie che hanno tutte le caratteristiche per essere inserite nell’elenco degli Alberi Monumentali. Perciò, insieme ai bimbi del modulo “Siamo tutti assessori all’ambiente” abbiamo iniziato il lungo e complesso iter di raccolta dati e segnalazione, compilando insieme una scheda da inviare poi alla Regione Campania. 
Misurando le magnolie

Contemporaneamente con la giornalista Isabella Marino, vicepresidente dell’Associazione Gli alberie noi - Isola Verde, ci siamo occupati delle pinete isolane e delle infestazioni, frutto di cattiva globalizzazione, che ne minacciano la sopravvivenza. Isabella ci ha raccontato come a suo tempo, con l’aiuto di tanti cittadini, fu sconfitta la Marchalina hellenica e come oggi si sta lottando contro la terribile Toumeyella parvicornis. Anche qui cura del verde e cittadinanza attiva si sono intrecciate strettamente e tutti i bambini dei due moduli hanno partecipato con interesse e curiosità.

Julia e la sequoia
Un’altra attività che abbiamo svolto più volte nel corso dei due anni di progetto è stata la lettura di pagine narrative o giornalistiche in tema. Fra le storie dell’anno scorso, quella che più aveva colpito i bambini era la quella di Julia Buttefly Hill, che aveva vissuto per due anni su una sequoia per salvare un bosco dal taglio indiscriminato. Così quest’anno gli abbiamo regalato una bellissima performance in cui Alessandra Calabrese interpretava Julia e MilenaCassano (anche lei bravissima) la sequoia Luna. Hanno assistito e partecipato senza un attimo di distrazione, emozionatissimi.

Fra uscite sul territorio (alla ricerca delle bellezze e delle criticità), proiezione di filmati, brainstorming, giochi, produzioni scritte e grafiche l’anno scolastico è finito, ma non il progetto. Continueremo per tutto il mese di settembre per rinsaldare e rendere duraturo il legame fra questi magnifici bambini e gli alberi. 

Grazie anche a: Assunta Barbieri Annalisa Agnese Caterina Kat Iacono Anniria Punzo
 
 

sabato 2 settembre 2017

Un'emergenza sottovalutata

Fra le tante emergenze di questa turbolenta estate -il caldo, la siccità al sud e le piogge torrenziali al nord, gli incendi, i terremoti e i crolli - l'infestazione da Toumeyella sembra essere svanita dall'orizzonte. Probabilmente questo accade perché gli alberi non sono considerati una priorità, tanto vero che anche in caso di incendi boschivi, in molte regioni, i Vigili del Fuoco sono autorizzati a intervenire solo se il fuoco minaccia le case.
Tuttavia l'infestazione da Toumeyella, complice il gran caldo di quest'estate, è progredita e sarebbe ora che i Servizi Fitosanitari delle Regioni interessate si dessero da fare, anche perché una delle cause che hanno reso così grave l'incendio del Vesuvio di questa estate è proprio la presenza di numerosi alberi disseccati dal parassita, che hanno fornito una facile esca al fuoco.
La scorsa primavera, nell'ambito della ricerca svolta con le associazioni Gli alberi e noi - Isola Verde e Legambiente Isola d'Ischia, avevo intervistato i proff. Garonna e Marino sulle caratteristiche dell'infestazione e sulle possibili conseguenze.
Qui di seguito l'articolo:
 
Un nemico subdolo e terribile, la Toumeyella parvicornis, minaccia tutte le pinete storiche della Penisola italiana. Si tratta di un piccolissimo insetto, una cocciniglia, che attacca i pini, soprattutto quelli della specie Pinus pinea, cioè quelli che producono i pinoli, causando estesi deperimenti e in molti casi la morte della pianta. La Campania è, per ora, la regione più colpita, ma l’infestazione minaccia di espandersi come un incendio.
«Se non si fa nulla, in pochi anni potremmo registrare attacchi in tutte le pinete da pinoli d’Italia -afferma il professor Antonio Pietro Garonna, docente di Entomologia generale e applicata all’Università di Napoli Federico II- infatti questo insetto, che nel suo habitat originario nordamericano si riproduce una sola volta all’anno, nei nostri climi ha almeno tre generazioni per anno», e se si aggiunge la mancanza di competitori naturali nel nostro ambiente si ha un’idea del possibile disastro.


Foto Isabella Marino - QUISCHIA

Ma come sarà arrivata qui la Toumeyella? Semplice. Qualcuno ha importato delle piante senza rispettare le regole che impongono certificazioni fitosanitarie e severi controlli, «le stesse disposizioni che vietano di importare un antagonista della cocciniglia dall’areale nativo, perché anche quello, se introdotto in un ecosistema nuovo, potrebbe avere effetti indesiderati», continua il prof. Garonna. Ma allora non c’è una soluzione? «Stiamo studiando diversi possibili antagonisti della Toumeyella fra gli insetti locali, ma questo richiede tempo, siamo ancora alla prima fase della sperimentazione. Inoltre cerchiamo di capire perché altre specie del genere Pinus, come il pino d’Aleppo, siano molto meno suscettibili all’infestazione».
Foto Simone Verde
E le eradicazioni a tappeto nel raggio di cento metri dalle piante malate, come per la Xylella? «Assolutamente inutili. Le neanidi (gli insetti appena nati, ndr) sono talmente leggere che il vento può trasportarle per molti chilometri, come è già avvenuto qui in Campania». Ma allora l’unica soluzione è la chimica? «In ambito urbano, l’utilizzo di insetticidi è regolamentato da una recente normativa (Decreto Legislativo 14 agosto 2012, n. 150), per evitare rischi alla popolazione dovuti all’uso improprio di tali prodotti.» In altre parole è praticamente impossibile irrorarli in pinete vicine a centri abitati. Ma c’è un’altra strada: «Con l’endoterapia (iniezioni con insetticidi al tronco degli alberi, ndr) che funziona abbastanza bene soprattutto su alberi giovani, si possono ottenere validi risultati, e poi ci sono le buone pratiche: lavaggi della chioma con saponi di sali potassici, potature mirate... non sono risolutive, ma permettono di allungare la vita delle piante, dando più tempo alla ricerca. Per esempio, nella zona di Torre del Greco, salta agli occhi la differenza fra le piccole pinete private, curate dai proprietari, e la grande pineta demaniale abbandonata a se stessa». Qual è l’ostacolo principale all’applicazione massiccia di queste buone pratiche? «Questi interventi hanno un costo notevole, soprattutto perché vanno effettuati da ditte specializzate, e richiedono le necessarie autorizzazioni». Quindi tempi non brevissimi... «Gli uffici preposti stanno inquadrando sempre di più la pericolosità della situazione, ma il problema più grande resta quello dei costi».
I costi: certo un bel problema, ma non costa molto di più perdere tutti i pini? Chiedo una valutazione al prof. Davide Marino, docente di Estimo e contabilità ambientale all’Università del Molise: «Non mi risultano studi recenti su questo argomento, ma il semplice buonsenso ci dice che sarebbe un danno incalcolabile. Innanzi tutto per la perdita della produzione di pinoli, che sono già attualmente una merce molto costosa» e che andrebbero poi importati dall’estero con ulteriore rincaro, per non calcolare la perdita di posti di lavoro «e poi, visto che le pinete storiche sono quelle più a rischio per l’età delle piante, il danno al paesaggio, e di conseguenza al turismo, alla cultura, perfino all’identità di alcuni luoghi è quasi inimmaginabile». A questo poi si aggiunge il costo della distruzione delle piante morte, che per non diffondere l’infestazione andrebbero preferibilmente cippate e incenerite sul posto: operazione non facile e per l’appunto dispendiosa.
Ma allora -chiedo al prof. Garonna- non c’è niente che un cittadino di buona volontà possa fare? «Il volontariato può affiancare la ricerca, diffondendo le informazioni, e può fare pressione sugli Enti locali per l’applicazione delle buone pratiche», e una volta eliminati gli alberi morti, ci sarà bisogno di piantare giovani alberi e di prendersene cura... insomma c’è tanto da fare, e nel mondo del volontariato già qualcosa si muove.

domenica 23 luglio 2017

Il disastro del Vesuvio

Un'esperienza terribile, quella di veder bruciare per giorni e giorni la mia amata Montagna, a cui avevo dedicato i primi anni del mio volontariato ambientale. Gli alberi del Vesuvio li conoscevo quasi uno per uno, il pino esile con le radici piantate in un durissimo pezzo di lava a corda, i pinetti rinati spontaneamente dopo incendi meno catastrofici di questo... ma anche i lecci, i castagni, gli ontani napoletani... e certe ginestre così grandi e belle da sembrare alberi anche loro... Ho perso degli amici, ma non mi rassegno e non mi limito a piangere. Bisogna darsi da fare o sarà sempre peggio.
 
L'intervista su Radiotreccia
 
 
 

sabato 4 febbraio 2017

Ischia si mobilita contro la Toumeyella

Ieri sera, presso la Biblioteca Antoniana di Ischia, si è tenuto un incontro informativo sull'infestazione da Toumeyella Parvicornis che sta decimando le pinete storiche dell'isola e che è presente anche in altre parti del territorio campano.
 

L'incontro, organizzato dal Garden Club Ischia, aveva lo scopo di accendere i riflettori su questa emergenza sotto-valutata: la Toumeyella, infatti, porta rapidamente a morte gli alberi attaccati, causando non solo un danno naturalistico, ma anche un grave pericolo per il rischio di caduta delle piante, soprattutto se alla Toumeyella si sommano infestazioni da parassiti "opportunisti" come il blastofago, che attaccano le piante morte o gravemente indebolite.
 

Di grande utilità e spessore i contributi scientifici dei proff. Franco Mattera e Giuseppe Sollino.
Toumeyella Parvicornis
 Mattera ha parlato della Toumeyella, ne ha descritto abitudini e vulnerabilità, ha illustrato il modo in cui attacca le piante ed ha accennato ai possibili rimedi che sono in fase di studio.
Sollino, "memoria storica" della lotta contro un altro terribile parassita, la Marchalina ellenica, ha invece centrato l'attenzione sull'ambiente in cui le piante attaccate vivono, con un interessante sguardo sistemico che ha messo in luce l'interdipendenza fra gli elementi del delicato ecosistema isolano e i danni che possono derivare anche all'ambiente fortemente urbanizzato che circonda le pinete.

Erano presenti all'incontro i rappresentanti di diverse associazioni ambientaliste, che hanno espresso il loro sostegno all'iniziativa del Garden. 
Prossimo passo sarà quello di costituire una rete ambientalista che si occupi da una parte di approfondire il problema interpellando anche gli scienziati che a livello universitario stanno studiando il fenomeno, dall'altra di fare pressione su politici e amministratori locali perché prendano rapidamente delle iniziative. Il mese di marzo, infatti, è il momento in cui la Toumeyella ricomincia a riprodursi dopo la stasi invernale, e a questo punto l'infestazione potrebbe espandersi a macchia d'olio.

martedì 27 dicembre 2016

I pini dell'Isola Verde muoiono

La Toumeyella Parvicornis, una cocciniglia molto aggressiva, sta decimando i pini dell'isola d'Ischia. Già in passato i pini si erano ammalati a causa di un'altra cocciniglia, la Marchalina Ellenica, e sono occorsi decenni per riportare la situazione alla normalità.
Ora questo nuovo parassita, che agisce con velocità incredibile, rischia di distruggere un patrimonio naturalistico che rappresenta un simbolo per quella che viene chiamata Isola Verde.
Contrastare la nuova infestazione è difficile perché i pesticidi efficaci contro la Toumeyella sono piuttosto tossici e non usabili in centri abitati, mentre le pinete di Ischia sono quasi tutte urbane. Né si può pensare a tagli massicci, buttando giù le piante malate e quelle sane nel raggio di cento metri, perché il parassita è già diffuso e l'unico risultato sarebbe quello di radere interamente al suolo le pinete ischitane.

foto Qui Ischia
Sono allo studio metodi alternativi, come la lotta biologica che ha già salvato i pini dalla Marchalina, ma le ricerche procedono lentamente e la Toumeyella invece è veloce...
Qui e qui gli articoli di Isabella Marino sull'argomento.

domenica 2 ottobre 2016

Ecofelicità


Esiste una qualità particolare di ottimismo e di impegno appassionato, comune a tutti quelli che si dedicano attivamente alla cura dell’ambiente. Un atteggiamento battagliero, appassionato ma anche scanzonato e allegro, un particolare stato d’animo che riesce a convivere anche con la tristezza o con l’indignazione suscitate dai gravi problemi ecologici con cui si confrontano quotidianamente. Quale sarà il loro segreto?
Su La Nuova Ecologia i primi risultati della mia ricerca sull'ecofelicità.
Su Ecofelicità la ricerca continua...

martedì 16 agosto 2016

Per il Regno di Nettuno

"Regno di Nettuno" è il nome dell'Area Marina Protetta delle isole di Ischia e Procida, ricchissima di natura e di storia (dal santuario dei cetacei del Canyon di Cuma agli scavi sottomarini di Aenaria). Per molti anni la gestione di questa straordinaria ricchezza è stata gestita in maniera superficiale e discontinua, ma forse ora qualcosa sta cambiando.
Su La Nuova Ecologia due articoli:
Un futuro per il Regno di Nettuno
Navigando verso Aenaria
Se gli alberi sono i polmoni del pianeta, il mare ne è il cuore. Salvaguardarlo e rispettarlo è un atto di buonsenso e di egoismo intelligente.

martedì 19 gennaio 2016

Epidemie


Mi hanno fatto notare che non ho mai parlato della Xylella, il “batterio killer” (sic) che sta decimando gli ulivi pugliesi. Rimedio facendolo ora.
Quando, nel 2013, cominciarono a girare le prime notizie sull’epidemia, il mio primo pensiero andò a un’altra vicenda, quella degli ulivi secolari trafugati dalle campagne pugliesi per poi venderli come ornamenti da giardino in tutta Italia. Sentivo che c’era qualcosa in comune fra le due storie, ma non sapevo ancora cosa.
Nel frattempo l’epidemia si è estesa e ne è nato un braccio di ferro fra i difensori degli alberi e le autorità, che hanno imposto l’eradicazione non solo delle piante infette, ma anche di quelle sane in un raggio di cento metri, radendo così al suolo ettari di campagne dove solo qualche pianta era malata. Finché non li ha fermati la Procura di Lecce, sequestrando  gli ulivi malati e impedendone l’abbattimento fino alla chiusura dell’inchiesta: sembra infatti, da una perizia tecnica, che non sia sufficientemente provato che sia la Xylella da sola a causare la morte degli ulivi, ma che ci siano anche altre cause. Sembra inoltre che la Xylella sia presente in Puglia da molto tempo, tanto da essere mutata in ben nove ceppi diversi. Insomma, i dubbi sono più delle certezze.
Prima e meglio dei periti giudiziari, però, ad aprirmi gli occhi è un mio amico contadino: «Ma quale batterio, ma quale epidemia, la vera malattia è l’incuria!» Il mio amico sa di cosa parla: vignaiolo fin da bambino, ha passato una vita (settanta gagliardissimi anni) a tirare su le parracine, i muretti a secco dei vigneti collinari, rimettendoli in sesto ogni volta che un temporale li scompigliava, per prevenire frane e smottamenti. «Io ci sono stato più volte in quelle campagne pugliesi -dice- ed è un abbandono totale. Il terreno non è mai curato, quel poco di lavoro che fanno lo fanno con trattori e diserbanti, per anni mai una bella zappata, una concimazione col letame, una bella potatura accarezzata... poi tutto insieme tagliano con la motosega, così gli alberi soffrono, e poi si meravigliano se si ammalano». Saggezza popolare: gli esperimenti scientifici più recenti sono arrivati alla stessa conclusione.
Del resto la prova ce l’ho sotto gli occhi. Quando guardo fuori dalla finestra della mia casa di Ischia, vedo una bella palma ondeggiare nel vento. Qualche anno fa, all’epoca dell’infestazione del punteruolo rosso (altro “killer”, ricordate?) era stata data per spacciata, le foglie tutte secche. Ma fu testardamente curata e potata, anche se tutti dicevano che non c’era nulla da fare, e ora sfoggia una bella chioma verdeggiante. Il tronco ha una forma strana, con un rigonfiamento e una strozzatura, ma lei è viva e lo sarà ancora per un bel po’.
Quanto alle eradicazioni a tappeto, a me sono sembrate dal primo momento un’assurdità. Mi ricordano quel film, Virus letale, in cui Dustin Hoffman e Donald Sutherland (militari statunitensi) per bloccare un’epidemia distruggono un villaggio africano, e poi dopo vent’anni il virus rispunta fuori in una cittadina americana e non si sa come combatterlo. Sutherland vorrebbe distruggere la città, ma viene fermato giusto in tempo da Hoffman che, indagando nel centro dell’epidemia, scopre finalmente come curarla. Distruggere l’epicentro di un’epidemia è pericoloso perché proprio lì si trovano le risposte alle domande di chi cerca una cura.
 
Superficialità, incuria, abbandono: eccolo dunque il legame fra la vicenda degli ulivi trafugati e questa della Xylella. Se provi a trafugare una pianta dal vigneto del mio amico contadino, devi vedertela con lui, perché le conosce e le cura una per una. «Siente a mmé -dice- le malattie in campagna ogni tanto vengono, e molte piante muoiono, però se la terra è sana la malattia passa, le piante che non muoiono si riprendono, e in qualche anno tutto torna come prima».
 
Certamente malattie e infestazioni delle piante si sono fatte più frequenti e violente negli ultimi anni, probabilmente a causa dei cambiamenti climatici (provocati da noi) e della cattiva globalizzazione (anche quella colpa nostra) che insieme alle merci fa viaggiare per tutto il globo patogeni un tempo isolati in piccole aree. Ma questo significa solo che dovremo imparare ad avere più cura della terra. Molta di più.

giovedì 16 aprile 2015

Verità e realtà

 Alcuni giorni fa qualcuno mi ha detto che il personaggio di Elzéard Bouffier, protagonista de L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono, non è reale, ma è stato inventato dall’autore. “Hai commesso un errore nel tuo blog, non è una storia vera”(vedi post del 5ottobre 2011).
Beh, non è esatto. Forse Elzéard non è mai esistito, ma le sue azioni sono descritte con tale dovizia di particolari e così perfettamente corrispondenti alla procedura con cui si ripiantumano i boschi, da far pensare che dietro il suo personaggio sia adombrata una persona reale, forse l’autore stesso, che ha effettivamente piantato tanti alberi e ne ha visto gli effetti sull’ambiente.
D’altra parte sono assolutamente reali le storie di Felix Finkbeiner che a soli nove anni ha addirittura fondato un movimento (poi diventato l’organizzazione Plant for the Planet), riuscendo a piantare un milione di alberi in soli quattro anni; di Giovanni Atzeni che ne ha seguito le orme fondando la Plant for the Planet italiana; di tutti i soci di organizzazioni come il Green Belt Movement, o Plant for The Planet, o community come Tree-nation... e soprattutto è vera e reale, anche se assolutamente incredibile, la storia di Wangari Muta Maathai, la “signora degli alberi” che nella sua vita (Ihithe, Kenia, 1º aprile 1940 – Nairobi, 25 settembre 2011) ha piantato o fatto piantare oltre 50 milioni di alberi, lottando fino alla fine contro la deforestazione e la desertificazione (un bel profilo della sua vita qui).
Perciò la storia di Elzéard Bouffier, se pur non è reale, è vera, come sono veri tutti gli Elzéard Bouffier che ogni giorno si battono per salvare, proteggere valorizzare gli alberi, e per piantarli dove si può, salvaguardando il clima, l’integrità dei territori e la sopravvivenza delle comunità umane su questo pianeta.

domenica 16 febbraio 2014

Alberi e case


Ogni anno è peggio.

Ogni anno la stagione delle piogge si lascia dietro uno strascico di macerie e morti, e un fiume di chiacchiere inutili. Non se ne può più dei politici che promettono soluzioni ma non sono in grado neanche di tamponare le emergenze più urgenti, e non se ne può più del circo mediatico, dei telegiornali che sparano titoli drammatici a ogni alluvione per dimenticare tutto subito dopo. Nei talk show vengono rispolverati in fretta gli ambientalisti, solitamente evitati come la peste e bollati come menagrami privi di ogni realismo; e c’è sempre qualcuno, che ambientalista non è, che pur di apparire più ambientalista degli ambientalisti se la prende perfino con i morti: hai costruito la tua casa sull’argine di un fiume o sotto un costone franoso, in barba alle leggi e a ogni buonsenso? Colpa tua se sei morto, ben ti sta.

Che follia.

Per affrontare seriamente il problema del dissesto idrogeologico che affligge tutta l’Italia, serve un atteggiamento mentale del tutto diverso, e prima di tutto gli ambientalisti andrebbero ascoltati ogni giorno e non solo dopo le tragedie. Perché conoscono il problema meglio degli altri, perché sono in grado di individuare le connessioni fra economia, politica e ambiente; fra i cambiamenti climatici, la gestione dei territori e la coesione delle comunità umane che sui territori ci vivono. Perché hanno seguito la vicenda da ben prima che mostrasse le sue gravi conseguenze e sono in grado di proporre le soluzioni integrate che servono per risolvere un problema così complesso e intricato.

Ma come siamo arrivati fin qui?
Potremmo dare la colpa al pasticcio legislativo degli ultimi 50 anni, con alcune leggi fin troppo rigorose, ma totalmente disapplicate a livello regionale e locale, scavalcate poi dai condoni che tutto appianavano e tutto - apparentemente - normalizzavano. Mi ricordo bene che buona parte della Campania, dopo la promulgazione della Legge Galasso, rimase per decenni in stallo, in attesa della creazione dei piani territoriali paesistici. Nel frattempo, tutti ladri, tutti onesti: il cittadino che allargava di un metro la stanza da bagno era messo sullo stesso piano dello speculatore che tirava su palazzi di 10 piani, a tutto vantaggio di quest’ultimo.
Per quanto mi faccia rabbia tutto ciò, però, devo riconoscere che non si tratta di una causa ma di un effetto. La causa principale è la mancanza di pianificazione e il disinteresse per le sorti del territorio e dell’ambiente. E non prendiamocela solo con i politici. Non ci vuole un sindaco per tirare su un muro a secco che, messo lì dalla saggezza millenaria dei contadini, comincia a sbriciolarsi. Non occorre un ministro per capire che se tutte le strade e le piazze della città sono impermeabilizzate da asfalto e cemento, oltre a quintali di anidride carbonica avremo valanghe d’acqua che scorrono su quelle lisce superfici.
Fino a un secolo fa, i contadini ogni novembre si riunivano e piantavano alberi (vedi il post del 27 ottobre 2011) per consolidare il terreno, e più volte all’anno ripulivano le vie d’acqua come i letti dei torrenti, per garantirne il libero scorrimento e prevenire straripamenti e alluvioni. Nessuno li pagava per questo, né si aspettavano che una qualche autorità risolvesse il problema dall’alto. Lo facevano per se stessi, per le proprie comunità.
Oggi la situazione è decisamente  più complessa, e c’è bisogno di soluzioni politiche e legislative. Occorrerà fare, sia pure in ritardo, quella pianificazione che non è stata fatta finora. Sarà necessario decidersi ad abbattere delle case, e purtroppo non solo quelle degli speculatori ma anche quelle di chi, non potendo acquistare una casa, se l’è costruita come ha potuto, senza rispettare neanche le regole del buonsenso. Perché se la tua casa rischia di uccidere i tuoi figli o quelli di qualcun altro, lasciarla lì è come lasciare una pistola carica in mano a un bambino.

Talvolta il problema non sono nemmeno le case, ma le superfici cementate e impermeabilizzate che le circondano, la mancata messa in sicurezza dei costoni, l’abbattimento degli alberi per fare posto a terrazzi, giardini, viali e parcheggi. Anche in ambiente urbano, gli spazi verdi si riducono sempre più e sono sempre più trascurati. Gli alberi non piacciono: “sporcano” con le foglie, danneggiano l’asfalto con le radici, tolgono spazio alla circolazione e al parcheggio. Questi piccoli svantaggi sono molto più visibili dei grandi vantaggi della loro presenza: meno CO2, aria più pulita, umidità più costante, meno zanzare d’estate e meno allagamenti in inverno. La legge Rutelli imponeva a ogni comune di piantare un albero per ogni bambino nato, ma è totalmente disapplicata perché non vengono mai individuati gli spazi dove piantare gli alberi. A nessuno viene in mente di togliere via un po’ di asfalto e cemento dalle strade e dalle piazze.

Compito dei cittadini - e di chi si occupa di informarli e di sollecitare l’opinione pubblica - è quello di fare pressione sui politici e di tenere gli occhi aperti denunciando eventuali illegalità, lasciando poi alla magistratura il compito di accertare le responsabilità. Ma non solo. Perché l’intervento politico e legislativo, per quanto indispensabile, non potrà risolvere da solo il problema. I costi della gestione delle emergenze verificatisi finora, sommati a quelli della prevenzione da attuare al più presto, sono enormi e i tempi non sono brevi. Nel frattempo che facciamo? Aspettiamo i miracoli dall’alto, mentre la terra ci si sbriciola sotto i piedi, o prendiamo esempio dai nostri saggi antenati contadini? Non ci vuole poi molto. Se il letto di un torrente è invaso dai rifiuti, una giornata di volontariato per ripulirlo e delle ronde per sorvegliarlo richiedono solo qualche ora del nostro tempo, da sottrarre a Facebook o alla televisione; e anzi, proprio i social network possono aiutarci a trovare altri volontari. Se abbiamo un negozio, adottiamo un’aiuola. Trasformiamo il cortile condominiale in un orto urbano. Controlliamo i consumi energetici per ridurre la nostra quota di CO2. Usiamo carta riciclata e detersivi poco inquinanti. Costruiamo un nido per le rondini o un’arnia per le api, prima che si estinguano con grave danno per la vita vegetale... e per la nostra.

Ma soprattutto, piantiamo alberi e prendiamocene cura. Piantiamoli in città, nelle terre abbandonate, dietro la casa del vicino, in vacanza, dovunque possiamo. Non preoccupiamoci se quando saranno cresciuti noi saremo altrove o troppo vecchi, o se non saremo più in questo mondo: facciamolo perché è necessario e perché è giusto. Facciamolo perché gli alberi non sono nemici delle case, ma anzi spesso le salvano. Facciamolo perché è divertente e perché è l’occasione per stare insieme agli altri e riscoprire i contatti umani.

Facciamolo e basta.

giovedì 16 maggio 2013

Cerchiamo i Monumenti della Natura

Gli alberi e noi, con Legambiente Isola d'Ischia e con il magazine turistico Ischia News ed eventi, inizia la campagna di sensibilizzazione “Cerchiamo i Monumenti della Natura”, per individuare alberi di notevole interesse storico e/o naturalistico, grazie alla collaborazione dei cittadini.
“Cerchiamo i Monumenti della Natura” si ispira all’omonima campagna condotta da Legambiente Sicilia a partire dal settembre 2005, che ebbe come risultato la mappatura di oltre 200 alberi monumentali sul territorio siciliano, solo nel primo anno d’indagine, con la produzione di una cartina su cui erano indicati, uno per uno, tutti i luoghi che ospitavano i patriarchi verdi.
Il territorio dell’Isola d’Ischia è, come si sa, ricchissimo sia di biodiversità e di particolarità naturalistiche, sia di tracce di una storia che risale agli antichi Greci. Tuttavia i “segni” di tutto questo sono poco leggibili sul territorio perché poco valorizzati, ignorati o addirittura cancellati da una cattiva gestione. Valorizzare gli alberi monumentali è un modo di contribuire a un’inversione di tendenza.
Il primo passo della campagna “Cerchiamo i Monumenti della Natura” consiste nell’individuazione e segnalazione dei monumenti verdi, tramite la compilazione di una scheda che Legambiente distribuirà in tutte le proprie iniziative nel prossimo anno, e che dovrà poi essere restituita a Legambiente stessa, a mano o via e-mail
(ischialegambiente@gmail.com).
La scheda può anche essere compilata online su Ischia News ed eventi (la trovate qui ).
Successivamente le segnalazioni saranno verificate ed elaborate per arrivare alla redazione di una mappa dei
monumenti verdi dell’Isola d’Ischia.
Saranno coinvolti nella ricerca anche gli alunni di diverse Scuole dell’Isola.

domenica 28 aprile 2013

Con Legambiente e Ischia News per la Pineta Mirtina

Mercoledì 24 aprile 2013,
Pineta Mirtina, Ischia (NA)

I bimbi delle Elementari arrivano, puntualissimi, alle 10. Per loro è soprattutto una giornata di festa, ma sono curiosi di scoprire cose nuove sui nostri amici alberi. Facciamo insieme un po' di giochi sensoriali per conoscere la Natura con sensi diversi dalla vista, poi parliamo un po' delle sensazioni che hanno provato e di quanto gli alberi siano importanti nella vita di tutti noi.
Nel frattempo sono arrivati i ragazzi del Nautico e già si predispongono per la piantumazione, preparano le targhette per le piantine aromatiche, discutono fra loro sul da farsi. Con loro facciamo un gioco di ruolo in cui si improvvisano boscaioli, falegnami,alberi vecchi e giovani. Cominciano a entrare nella logica del bosco e della sua complessità. Poi piantiamo insieme le piantine offerte gratuitamente dai vivai che sponsorizzano l'iniziativa.
Il Comune di Ischia ci aveva promesso assistenza e magari anche qualche alberello dai vivai comunali, invece non si è visto nessuno e le fontanine che dovrebbero servire per annaffiare sono chiuse. Ci tocca procurarci un secchio e prendere l'acqua dai bagni pubblici. Vergogna!
Nonostante questo la giornata procede come un treno. I ragazzi, inizialmente esitanti, si entusiasmano e si danno da fare con alacrità, mentre i più piccoli disegnano al giornata e la raccontano con brevi scritti.
Teleischia riprende tutto, intervista educatori e ragazzi, la gente saprà che c'è qualcuno a cui importa la sorte di questo posto.
Il professor Sollino, studioso della Natura isolana e grande amico della Pineta Mirtina, ci raggiunge verso mezzogiorno e spiega ai ragazzi l'importanza di questa pineta nata su un lembo di lava a pochi passi dal mare, prezioso polmone verde e serbatoio di biodiversità. Ci racconta la riscoperta della Sorgente Mirtina, proprio al centro della pineta e la  trasformazione della pineta stessa in parco aromaterapico, e il successivo abbandono.
Gli adolescenti non sono sprovveduti come qualcuno crede. I loro commenti sono precisi e pungenti.
Legambiente Isola d'Ischia e Ischia News ed Eventi (magazine turistico con un'encomiabile vocazione ecologica) hanno voluto questa giornata ecologica per sensibilizzare i cittadini e le Autorità sullo stato del verde in quella che, un tempo, era chiamata "l'Isola Verde" e che oggi è sempre più vittima di un turismo dissennato e, tutto sommato, anche poco redditizio.
Chi non rispetta gli alberi e la loro antica dignità sicuramente non è un buon cittadino. Probabilmente inquina il mare, l'aria e la terra, danneggia il territorio, non differenzia i rifiuti e non fa un uso sostenibile dell'acqua e dell'energia.
Chi non rispetta gli alberi non comprende il legame, la Rete della Vita che ci unisce agli altri esseri viventi.
Chi non rispetta gli alberi e la Natura è autolesionista perché se laceri il tessuto della vita sarai anche tu a sanguinare, presto o tardi.
Chi non rispetta gli alberi uccide anche te. Digli di smettere.

L'appello di Legambiente e Ischia News per la Pineta Mirtina:

Perché la Pineta Mirtina

 

Situata a pochi passi dal mare, in una zona fortemente urbanizzata, la Pineta Mirtina costituisce un importante polmone verde per il centro abitato del Comune di Ischia.

Essa fa parte di un’area più ampia, piantumata nel 1850 ad opera di Giovanni Gussone, botanico della Corte borbonica, per ricolonizzare la colata lavica dopo l’ultima eruzione vulcanica, verificatasi nel 1300.

Divenuta Parco pubblico alla fine degli anni ’70, ha vissuto vicende alterne a causa di varie infestazioni (Processionaria, Marchalina Hellenica, Blastofago) e di cure non sempre costanti.
Ciononostante si tratta di un prezioso serbatoio di biodiversità, dove oltre ai Pini si trovano moltissime piante della macchia mediterranea: Corbezzoli, Eriche, Euforbie, Filliree, Mirti...

Proprio da questi ultimi prende il nome la sorgente Mirtina, situata al centro della pineta, la cui acqua in passato veniva imbottigliata e venduta.

Nel 2007, raccogliendo il suggerimento del Prof. Giuseppe Sollino e dell’Arch. Antonello Monaco (vedi: La Pineta Villari, un’oasi aromatica immersa nel verde dell’isola, in “La Rassegna d'Ischia”, 2/2004, pagg. 15-20), il Comune di Ischia riqualificò la pineta trasformandola in “Parco idro-aromaterapico”. La Sorgente Mirtina fu canalizzata in diverse fontane e furono piantate numerose essenze aromatiche fra cui Mirto, Alloro, Salvia, Lavanda, Rosmarino. Fu inoltre creata un’arena nella quale si sono poi svolte, per diversi anni, manifestazioni culturali di vario tipo, incluso il festival Ischia Jazz. 

Oggi la Pineta Mirtina è nuovamente abbandonata. Le piante aromatiche sono quasi tutte seccate e frequenti proteste dei cittadini lamentano presenza di rifiuti. E’ un vero peccato che un bene così prezioso venga lasciato degradarsi, ma siamo ancora in tempo. 

L’iniziativa di Legambiente e Ischia News, pur senza pretendere di essere risolutiva, vuol essere uno stimolo, un primo piccolo passo concreto per segnalare a tutti la necessità di prendersi cura di questa splendida area.

Altri articoli sull'argomento in Ischia News ed eventi:
http://www.ischianews.com/it/attualita/ambiente/2090-amala-per-raccontarla.html
http://www.ischianews.com/it/attualita/ambiente/2089-perche-gli-alberi.html